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Itinerari

Monte Erice
Poco lontano da Marsala, superando trapani, sulla vetta di un monte isolato, a 751 m d'altezza poggia, naturalmente protetto, solenne e solitario, un piccolo e prezioso gioiello della nostra provincia.
La città è famosa anche per la particolarissima pasticceria locale, a cui le monache si sono dedicate fin da tempi lontani.
E’ possibile usufruire della funivia che parte da Trapani e raggiunge il paese.

STORIA

La storia di Erice si perde nei meandri della tradizione. Il nome e quello che Erice, eroe e re degli Elimi, diede alla montagna sulla cui cima venne edinato il tempio di Afrodite Ericina, sua madre. La nascita della città è però anche egata alla figura di Enea che condivide con il re Elimo la madre. Nella narrazione virgiliana, Enea approda sulla costa ai piedi del monte e celebra il rito funebre per il padre Anchise. L'incidente di alcune navi lo costringe poi a lasciare qui alcuni suoi compagni che fondano, appunto, la città. 
Altra figura mitologica legata ad Erice è Eracle. L'eroe infatti approda in questa parte nella Sicilia mentre sta conducendo in Grecia i buoi di Gerione (una delle dodici leggendarie fatiche) ed è costretto ad uccidere il re degli Elimi che cerca di sottrargli i buoi. Nonostante ciò decide di lasciare il governo del regno nelle mani degli Elimi sottlonineando però che un suo discendente, Dorieo, ne avrebbe poi preso possesso.

Un sito di una bellezza indimenticabile caratterizza Erice, antica città fenicia e greca, arroccata a 751 m di altezza sul monte che porta lo stesso nome, coronato da no altopiano di forma triangolare a terrazza sul mare. Difesa da bastioni e mura, la città è un labirinto di stradine acciottolate e di varchi così stretti da permettere il pasaggio di un solo uomo. Le case, serrate le une alle altre, hanno graziosi e curati cortili interni, difesi e protetti dalla vista dei passanti in modo che la vita familiare si svolga nella più completa intimità. 
Nell'antichità, Erice era nota per il suo tempio ove i Fenici adoravano Astarte, i Greci Afrodite ed i Romani Venere. Il monte Eryx serviva da punto di riferimento per i navigatori dei quali Venere divenne ben presto la protettrice. La notte, un grande fuoco acceso nell'area sacra fungeva da faro. La fama di Venere Ericina divenne tale che le venne dedicato un tempio anche a Roma ed il suo culto si diffuse in tutto il Mediterraneo. 

Erice ha due volti: quello solare e luminoso delle calde giornate estive, quando la luce inonda le stradine e stupendi panorami si aprono sulla vallata e sul mare, e quello delle giornate invernali quando, avvolta nelle nuvole, la cittadina sembra ricongiungersi alle sue radici mitiche e dona al viaggiatore la sensazione di essere giunto in un luogo fuori dal tempo e dalla realtà. L'atmosfera medievale, l'aria fresca, le belle pinete che la cirondano, la tranquillità che vi regna e l'artigianato locale la rendono una delle mete privilegiate dai turisti.

Accesso: Le due strade che si inerpicano fino a raggiungere la città offrono superbe viste sulla pianura e sul mare (quella che corre a nord, dominando il Monte Cofano, è più agevole). 
La cittadina, un perfetto e per questo misterioso (e simbolico) triangolo equilatero. E' coronata su due vertici dal castello di Venere (a sud-est) e dalla Chiesa Matrice (a sud-ovest). Al centro perfetto del triangolo si eleva la chiesa di S. Pietro con l'annesso monastero che oggi ospita il centro culturale scientifico E. Majorana. L'intricato labirinto di stradine, tutte caratterizzate dalla bella pavimentazione a riquadri, offre inattesi scorci sulle chiese ed i monasteri che qui sono più di sessanta. 
Si consiglia di lasciare la vettura al parcheggio presso Porta Trapani.

Chiesa Matrice: la chiesa risale al XIV sec. ed è stata edificata con materiale proveniente dal Tempio di Venere. Le forme massicce ed il coronamento a merli la caratterizzano come chiesa-fortezza. La facciata è alleggerita da un bel rosone (rifatto su disegno dell'originale), oggi parzialmente nascosto da un portico gotico aggiunto un secolo più tardi. L'interno, in stile neogotico, conserva un bel retablo marmoreo rinascimentale (all'altare). 
Torre campanaria - In origine torre di avvistamento, si eleva, isolata, sulla sinistra, livelli sono scanditi da feritoie (1° piano) e da belle bifore in stile chiaramontano. In alto, è coronata da merlatura ghibellina.

Museo Cordici: Sistemato all'interno del Municipio, il museo raccoglie alcuni reperti archeologici, opere statuarie e dipinti. Particolarmente bello il gruppo scultoreo dell'Annunciazione di Antonello Gagini (1525) e, al l° piano, oltre la biblioteca che raccoglie manoscritti ed alcuni incunaboli, una piccola Testa femminile in marmo, copia da un originale greco. 
Poco oltre, sulla destra della piazza, la via Cordici sfocia nella graziosa piazza S. Domenico, delimitata dall'omonima via e da bei palazzi.

Giardino del Ballo: Il bel giardino circonda il Castello di Venere e le Torri del Ballo, edificate in periodo normanno come difesa avanzata del castello. Il nome delle torri e del giardino derivano dal governatore normanno (Baiulo) che qui aveva dimora. 
Bellissima la vista che si estende sul Monte Cofano, Trapani, le Egadi e, se l'aria è particolarmente tersa, fino a Pantelleria e Capo Bon in Tunisia, da cui Erice dista solo 170 km.

Castello di Venere: Arroccato sulla punta estrema del monte, a belvedere sul mare e sulla pianura sottostante, il castello risale nella sua foggia attuale al periodo normanno (XII sec.), ma il luogo ha storia ben più antica. Qui infatti sorgeva il tempio dedicato a Venere Ericina, dea particolarmente venerata nell'antichità. In epoca normanna il tempio era ormai diroccato ed al suo posto venne decisa la costruzione di una fortezza, cinta da possenti mura e protetta dalla sua posizione e dalle più avanzate Torri del Balio, un tempo collegate al castello tramite un ponte levatoio. Il carattere difensivo è ancora testimoniato dal piombatoio sopra il portone d'ingresso arricchito dallo stemma di Carlo V di Spagna e da una bella bifora. 
Lo sguardo spazia tutt'intorno offrendo viste superbe su Trapani e sulle isole Egadi a sud-ovest e, a nord, sulle torri, la torretta Pepoli (in basso), la Chiesa di S. Giovanni, il Monte Cofano, la costa con Bonagia e, se c'è bel bel tempo, Ustica.

Mura Elimo-Puniche: La possente cinta di impianto elimo (VIII-VI sec. a.C.), circondava un tempo il lato nord-est della città, l'unico esposto ad eventuali attacchi. Ai grandi blocchi, più antichi, che caratterizzano la parte inferiore, venne po aggiunto, in epoche successive, un innalzamento a conci più piccoli. Le mura erano dotate di torri di avvistamento, di un camminamento cui si accedeva attraversd ripide scalette e di piccole aperture che permettevano il passaggio degli abitanti e forse dei rifornimenti. Il tratto meglio conservato si sviluppa lungo via dell' Addolorata, da Porta Carmine a Porta Spada.

Chiesa di S. Orsola: Edificata neI 1413 conserva ancora, nella navata principale, l'originaria struttura gotica a volte a crociera costolonate. E qui che vengono conservati i gruppi scultorei dei Misteri (XVIII sec.), portati in processione il Venerdì santo.

Quartiere Spagnolo: Dall'alto della costruzione, iniziata nel '600, ma mai terminata, si gode di un bel panorama sul golfo del Monte Cofano e la regioni retrostante e in basso, sulla Tonnara di Bonagia.