Il Vino
Nell'economia marsalese il settore che assume il ruolo più rilevante è la viticultura.
Si considera che nell'agro marsalese la superficie vitata occupi l'80% dell'intera superficie agraria utilizzata.
I vitigni più comuni sono: Grillo, Catarratto, Gracanico, Inzolia, Trebbiano, Damaschino, Frappato.
Viene prodotto essenzialmente il Marsala, che è la D.O.C. riconosciuta per questa zona.
Le uve utilizzate per la produzione del Marsala sono: Grillo, Caarratto, Inzolia e Damaschino, fra quelle a bacca bianca; Pigantello calabrese, Nerello mascalese e Nero d' Avola, fra quelle a bacca rossa, con possibilità di aggiunta di alccol etilico o acquavite di vino e di mosto cotto, concentrato o fresco.
La coltivazione è quella tradizionale ad albarello, verticale, a potatura corta per consentire la massima penetrazione del sole.
Il Mito del Marsala
Si deve a una intuizione di un inglese John Woodhouse, la nascita a Marsala, nel 1773, del vino dolce, omonimo della città, che per primo in Sicilia, nel 1969, ha ricevuto il riconoscimento della denominazione d’origine controllata (doc).
Woodhouse era un mercante di Liverpool impegnato nel commercio delle ceneri di soda, che nel 1773 navigava lungo le coste siciliane diretto a Mazara del Vallo.
La nave, però, non raggiunse mai il noto porto siciliano perché una tempesta la costrinse a una sosta imprevista nel porto di Marsala che a quell’epoca era caratterizzata dalla presenza di numerose osterie.
Ed è proprio in una di queste che a Woodhouse venne offerto il miglior vino qui prodotto, quello che i contadini riservavano alle grandi occasioni: il perpetuum.
Woodhouse ne rimase letteralmente affascinato e subito intuì che era perfetto per essere degustato nei raffinati salotti inglesi.
La preoccupazione era che il vino si potesse alterare durante il viaggio verso l’Inghilterra.
Così decise di aggiungere al perpetuum un po’ di acquavite da vino, e ne spedì le prime 50 pipe (botti con capienza di oltre 400 litri) a Liverpool con l’intenzione di testarne l’effetto.
È così che nacque il mitico Marsala, quello che l’ammiraglio Nelson definiva «degno della mensa di qualsiasi gentiluomo» e con il quale riforniva la sua flotta.
Il successo ottenuto dai Woodhouse richiamò a Marsala molti altri imprenditori inglesi: Corlett, Wood, Payne, Hoppes.
Tra questi, una citazione particolare la merita Benjamin Ingham che, a partire dal 1812, insieme al nipote Joseph Whitaker, investì molto per l’ammodernamento delle tecniche di produzione e per l’ampliamento delle esportazioni anche fuori dall’Europa.
Grazie a lui, infatti, il Marsala giunse in Brasile, nell’America del Nord e ancora oltre, fino all’Estremo Oriente e all’Australia.
Quella che fino ad allora era stata una modesta zona agricola si tramutò, in breve tempo, in un attivo centro industriale.
Nel 1832, fra lo stabilimento dei Woodhouse e quello degli Ingham si inserì il primo imprenditore italiano: Vincenzo Florio.
I Florio, ricca famiglia di industriali e armatori, non solo portarono il Marsala in ogni parte del mondo a bordo delle 99 navi della Compagnia Florio, ma regalarono alla città un volto nuovo e un’impronta da borghesia illuminata. Da allora le aziende vinicole a Marsala si sono moltiplicate. Nel 1900 se ne contavano circa 40.
Molte di esse sono ancora in attività e delle altre rimangono le tracce negli edifici e nei bagli sparsi per la città.
Nel vecchio baglio Carlo Alberto Anselmi ha attualmente sede il Museo Archeologico mentre gli stabilimenti dei Woodhouse, degli Ingham e dei Florio sono tuttora visibili percorrendo il Lungomare Boeo, appena fuori dal centro storico.
Le Tipologie del Marsala
Il Disciplinare del Marsala ne prevede cinque tipi in base alla durata dell' affinamento in botte.
Marsala Fine: Un anno di invecchiamento, alcool superiore a 17 gradi. Può essere ambra (con almeno 1% di mosto cotto), oro (senza aggiunta di mosto cotto) o rubino (con vino e mosti ottenuti da uve a bacca nera senza impego di mosti cotti).
Marsala Superiore: Due anni di invecchiamento in recipienti in legno, gradazione alcolica superiore a 18 gradi. Può essere ambra, oro o rubino. Profumo intenso e persistente. Gusto amabile e corposo.
Marsala Superiore Riserva: Quattro anni di invecchiamento in recipienti in legno, gradazione alcolica superiore a 18 gradi.
Marsala Vergine Soleras: Cinque anni di invecchiamento in recipienti di legno, vietato l' impiego di mosti cotti o concentrati; secchissimo, gradazione alcolica superiore a 18 gradi commercializzabile solo in bottiglia. Colore bruno carico, ma limpido, profumo e gusto pieni e avvolgenti.
Marsala Vergine Soleras Stravecchio, Marsala Vergine Soleras Riserva: Requisiti minimi come il Soleras e un invecchiamento di almeno dieci anni in contenitori in legno.
Il Marsala può essere secco (con zuccheri d'uva inferiori al 4%), semisecco (con zuccheri d'uva compresi tra il 4% e il 10% ) e dolce (con zuccheri d' uva superiori al 10%).
La zona di produzione
In tutta la Sicilia la natura del territorio si presta alla coltura della vite, favorita dal clima caldo umido con scarse precipitazioni.
Un clima che, specialmente nella parte sud occidentale, è ventilato dalle correnti calde africane e da quelle umide del Golfo del Leone.
La zona tipica della D.O.C. Marsala copre l'intero territorio della provincia di Trapani, eccetto i comuni di Alcamo, Favignana e Pantelleria; confini questi previsti dal Disciplinare di Produzione.
Questa zona è ideale per l' esposizione all' irraggiamento solare e per la ricchezza dei terreni, tanto da essere definita “Fascia del Sole”: culla del Marsala, del Moscato di Pantelleria e del Malvasia delle Lipari; un territorio aureo, capace di rendere le produzioni vitivinicole marsalesi tra le più famose al mondo.